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Il cortometraggio è un’opera che cerca di rivelare le profondità nascoste della vulnerabilità umana, trasformandole in una fonte di bellezza e speranza.
A differenza dell’arte contemporanea, che talvolta sembra distaccarsi dalla realtà, questa storia crea autentiche connessioni con il pubblico. Essa esplora organismi artistici comunicanti allestiti in un edificio abbandonato: un ex-carcere del XIX secolo ormai dismesso.
Attraverso i corridoi vuoti e le celle polverose, scopriamo un mondo nascosto – tra graffiti, frasi e collage dei detenuti dell’epoca – in cui le tracce del passato e della sofferenza si fondono con la bellezza insita nella vulnerabilità umana.
Il cortometraggio ci insegna a guardare il mondo con occhi diversi, a trovare il coraggio di lottare per la vita nonostante le difficoltà e a vedere la bellezza che emerge dalla vulnerabilità accettata.
In circa 15 minuti di visione, questo cortometraggio apre spazi di autenticità ed empatia, esplorando temi importanti come l’umanità, la vulnerabilità, la forza e la resilienza. Esso invita gli spettatori a riflettere sulle proprie paure e incertezze e a riconoscere la forza dell’arte nel rivelare realtà nascoste e trasformare il nostro sguardo su di esse.
Il finale, in cui la telecamera si allontana dall’edificio abbandonato, rivela la bellezza nascosta che si cela ovunque nella nostra città. Questo invito a vedere oltre le apparenze ci lascia una sensazione di speranza e una maggiore consapevolezza della nostra umanità condivisa.