Impariamo tutti a parlare del tempo con facilità, ma riferire che cosa esso sia resta sconcertante esattamente come lo era per S. Agostino, oltre quindici secoli fa. “Cos’è dunque il tempo? – Egli chiedeva – Se nessuno mi interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so, eppure posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro: se nulla esistesse, non vi sarebbe un presente”.
L’esperienza umana è una catena incerta di eventi nel tempo. Il tempo dobbiamo imparare a viverlo; ogni altra cosa ruota su di esso. Il linguaggio in cui pensiamo e i concetti che impieghiamo, hanno tutti origine nel tempo. La vita individuale, come quella di una società, si sviluppa nel tempo e può essere capita solo da noi, perché noi siamo capaci di fare esperienza diretta della nostra propria natura temporale.
Il tempo è stato sempre pensato dalla tradizione sulla base di quanto esposto da Aristotele in Fisica IV: a partire dal presente, dalla riduzione alla presenza. Il passato e il futuro sono sempre pensati come presenti passati o presenti futuri.
Come hanno tentato di sintetizzare in molti, il presente ha per nucleo centrale una “percezione istantanea”, una “coda di cometa” di ritenzioni che gli aderiscono strettamente ed un orizzonte del futuro anticipato. Ogni atto di memoria contiene intenzioni o aspettative il cui adempimento conduce al presente.
Le testimonianze culturali si allineano uniformemente dietro l’idea che il passato ha un potente influsso sul presente. “Il tempo è il cuore della vita”, sosteneva Bergson: ogni momento lascia tracce che continuano ad influire su tutti i successivi processi fisici o mentali: il passato si accumula nelle fibre del corpo così come fa nella mente, e determina il modo in cui camminiamo e danziamo esattamente come il modo in cui pensiamo. Non solo Bergson, ma anche i filosofi James e Husserl condividevano la convinzione che il passato avesse un’influenza sul presente: il passato di Bergson rodeva nel presente, quello di James scorreva in esso e quello di Husserl vi restava attaccato.
L’esperienza del passato varia considerevolmente a seconda degli individui: per alcuni si estende molto indietro, ed in questo esperire i ricordi sono ordinati in modo coerente; altri smarriscono la traccia degli eventi quasi subito dopo il loro accadere, e confondono la sequenza di quel poco che rimane; altri ancora non possono dimenticare e si attardano nel passato a spese del presente e del futuro. La nostra capacità di integrare il passato nel presente è una fonte di libertà.
A portare il passato entro nel presente più di quanto mai era accaduto in precedenza furono due invenzioni: il fonografo (1877, Edison) e la macchina fotografica (1839, Susse Frères di Parigi). Poi il cinema, utilizzato per registrare eventi e perfino per dare forma al corso della storia. Sia la fotografia che il cinema preservavano il passato con il cumulo di particolari che la pittura e il teatro lasciano fuori. I rulli del fotografo, le immagini cinematografiche e le società di preservazione costituivano silenziosi argomenti a favore della persistenza.
Il telefono ebbe un’incidenza ancora più ampia e, in certo senso, rese possibile essere in due luoghi nello stesso tempo. Anche il cinema sembrava poter trasportare all’istante lo spettatore da un luogo all’altro ed ottenere l’effetto di farlo essere simultaneamente qui e là. Il momento presente, dunque, poteva essere riempito da molti eventi lontani. Il montaggio ha ben interpretato come il presente si presentava come un campo di coscienza che si srotola di continuo, addensato di “ritenzioni” e “protenzioni”.
L’impulso a guardare il futuro è universale. Senza dubbio il futuro non è esperito in modo così vivido come il presente, e nel contenuto delle sue immagini ricomposte e proiettate in avanti dipende dal passato. Ciò nondimeno, esso è una componente essenziale della personalità, poiché l’organizzazione di queste proiezioni fornisce un senso di direzione e rende possibili la novità, lo scopo e la speranza.
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